A quasi una settimana dal lockdown, con in zona rossa ulteriori 10 regioni e i vaccini bloccati, si comincia a fare i conti con la triste realtà di una crisi economica nel mondo del lavoro che non vede segnali di ripresa.

Commercio al dettaglio, le agenzie di viaggio, alberghi, pubblici esercizi, ristoratori, palestre e tutto l’indotto, nessuno è risparmiato. Ulteriore aggravio di una pallida speranza è la zona rossa nei giorni di Pasqua e Pasquetta.

Secondo Confesercenti le dimensioni della crisi sono tali che i livelli di consumo pre-panddemia potranno essere ripristinati solo nel 2024. Ad oggi risultano a rischio chiusura 450 mila imprese, sembra ovvio che i lockdown non possono essere la sola soluzione al Covid. Sui ristori sembrerebbe che dai prossimi sostegni economici non ci si baserà più ai settori ATECO, una speranza più per una boccata di “ossigeno” per continuare a resistere che in una svolta.

Riportiamo alcuni dati per dare l’idea di quanto stiamo vivendo: la ristorazione ha una perdita del 56,5%, l’abbigliamento un meno 46%, il settore dei viaggi il 59,9%, i centri commerciali sono penalizzati con -43,2%. Non si salva nessuno!

Tutto questo adesso fa emergere un’altra situazione preoccupante per la sicurezza delle nostre città, la chiusura dei negozi fa sì che il volto delle nostre strade sta drammaticamente cambiando dove le vie si spengono e lasciano spazio alla malavita. Come se non bastasse al mondo della ristorazione arriva una nuova batosta da parte delle raccomandazioni INAIL, ISS, Ministero della Salute, Aifa sulla necessità di dover aumentare il distanziamento dei tavoli a 2 metri rispetto al metro di oggi. Tali restrizioni, se confermate, vorrebbero dire chiusura definitiva per molti.

La maggior parte dei locali, specie nelle zone dei centri storici delle città, hanno dimensioni ridotte seppure a norma di legge per la normale concessione delle attività e se oggi già molti hanno più che dimezzato i posti dei tavoli con più delle metà del fatturato, sempre quando possibile dai vari colori, adesso è definitivamente farli chiudere. Ad oggi intento stiamo al 90% dei locali chiusi e senza alcun piano di riapertura. Tutto questo accanimento nelle attività commerciali mete solo malumore e rabbia quando poi vediamo che nei mezzi di trasporto pubblico la situazione è tutt’altra.

Quindi il COVID colpisce per categorie oltre che per fasce orarie? Ovviamente una ironia ma che cerca di far riflettere a chi decide queste prescrizioni. Un settore che solo nell’ultimo anno ha perso 250 mila posti di lavoro, perso 11,1 miliardi di euro e 13 mila tra bar e ristoranti chiusi. Ricordo che molti di questi lavorano non solo con il turismo, oggi totalmente a zero nelle città d’arte, ma anche con i dipendenti di uffici i quali stanno lavorando in smart working. Questo si traduce in attività economica pari a zero.

Delivery, asporto non sono una soluzione per andare avanti, per pagare bollette, affitti, dipendenti ma solo un sforzo di resistenza per non chiudere che tra l’altro non tutti riesco a fare. Tante parole sono state dette, dalla potenza di fuoco economica mai vista, agli incessanti messaggi di fare un ultimo sacrificio per poi riaprire e non tornare a chiudere, parole che sono rimaste tali perché oggi a distanza di un anno nulla è cambiato.

A gran voce tutti chiediamo di poter lavorare, non chiediamo chissà quale aiuto. Magari accelerare con i vaccini, ma anche qui cadiamo nello sconforto di un panico generale sulla loro efficacia e sul pericolo di tante conseguenze ancora poco chiare.

Ieri si è celebrata la giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid, ma non vorremo che si arrivasse a celebrare la giornata nazionale anche per le vittime del lavoro causate dal Covid.

Arch Jr Wladymiro Wysocki
Segretario Generale C.N.L. Nazionale
Presidente CNL Territoriale Roma
Coordinatore OPN Roma

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