E’ online il 21esimo report nazionale sui contagi sul lavoro da Covid-19 elaborato dall’INAIL. Dall’inizio della pandemia alla data dello scorso 31 ottobre le denunce di infortunio sul lavoro da Covid-19 segnalate all’Istituto sono 183.147, pari a oltre un sesto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e al 3,8% del totale dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità (Iss) alla stessa data.
Rispetto al monitoraggio del 30 settembre 2021 (181.636 denunce) i casi in più sono 1.511 (+0,8%), di cui 619 riferiti a ottobre, 254 a settembre e 117 ad agosto scorsi; gli altri 521 casi sono per il 63,5% riferiti agli altri mesi del 2021 e il restante 36,5% all’anno 2020: il consolidamento dei dati permette di acquisire informazioni non disponibili nelle rilevazioni e nei mesi precedenti. Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, i casi di contagio denunciati da gennaio a ottobre di quest’anno, benché non consolidati, sono in calo del 57,2%;
– l’anno 2020, con 148.216 infezioni denunciate, raccoglie l’80,9% di tutti i casi di contagio pervenuti fino al 31 ottobre di quest’anno, con novembre (40.536 denunce) il mese col maggior numero di eventi, seguito da marzo con 28.671 casi;
– il 2021, con 34.931 contagi denunciati in dieci mesi, pesa al momento il 19,1% sul totale degli infortuni da Covid-19 pervenuti da inizio pandemia. Da febbraio di quest’anno il fenomeno è in significativa discesa e i 237 casi di giugno, ancorché provvisori, rappresentano il minor numero di contagi mensili registrati dall’anno scorso, sensibilmente inferiore anche al precedente minimo osservato a luglio del 2020 (con poco più di 500 casi), a parte i 22 casi di gennaio 2020;
– in generale, se nell’anno 2020 l’incidenza media delle denunce da Covid-19 sul totale di tutti gli infortuni denunciati è stata di una denuncia ogni quattro, nei primi dieci mesi del 2021 si è scesi a una su tredici;
– il 68,3% dei contagi ha interessato le donne, il 31,7% gli uomini. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni ad eccezione della Calabria, della Sicilia e della Campania, con incidenze rispettivamente del 48,8%, 45,8% e del 44,2%;
– l’età media dall’inizio dell’epidemia è di 46 anni per entrambi i sessi; l’età mediana (quella che ripartisce la platea – ordinata secondo l’età – in due gruppi ugualmente numerosi) è di 48 anni (45 anni quella riscontrata dall’ISS sui contagiati nazionali);
– il dettaglio per classe di età mostra come il 42,5% del totale delle denunce riguardi la classe 50-64 anni. Seguono le fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (18,9%) e over 64 anni (2,0%);
– gli italiani sono l’86,5% (meno di sette su dieci sono donne);
– gli stranieri sono il 13,5% (otto su dieci sono donne); le nazionalità più colpite sono la rumena (21,0% dei contagiati stranieri), la peruviana (12,6%), l’albanese (8,1%), la moldava (4,6%), l’ecuadoriana (4,1%) e la svizzera (3,9%);
– l’analisi territoriale, per luogo evento dell’infortunio, evidenzia una distribuzione delle denunce del 42,3% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 25,1%), del 24,6% nel Nord-Est (Veneto 10,5%), del 15,3% al Centro (Lazio 6,7%), del 12,9% al Sud (Campania 5,9%) e del 4,9% nelle Isole (Sicilia 3,3%). Le province con il maggior numero di contagi da inizio pandemia sono Milano (9,6%), Torino (6,9%), Roma (5,3%), Napoli (4,0%), Brescia e Varese (2,5% ciascuna), Verona e Genova (2,4% ciascuna) e Bologna (2,3%). Milano è la provincia che registra il maggior numero di contagi professionali nel mese di ottobre 2021, seguita da Roma, Torino, Napoli, Ravenna, Foggia, Ancona, Firenze, Bergamo e Catania. Sono però le province di Siracusa, Taranto, Trapani, Vibo Valentia, Matera, Caltanissetta, Pistoia e Reggio Calabria quelle che registrano i maggiori incrementi percentuali rispetto alla rilevazione di settembre (non per contagi avvenuti nel mese di ottobre, ma per il consolidamento dei dati in mesi
precedenti);
– delle 183.147 denunce di infortunio da Covid-19, quasi tutte riguardano la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (96,9%), mentre il numero dei casi registrati nelle restanti gestioni assicurative, per Conto dello Stato (Amministrazioni centrali dello Stato, Scuole e Università statali), Agricoltura e Navigazione è di 5.716 unità;
– sono poco più di 3.000 i contagi professionali di insegnanti/professori e ricercatori di scuole di ogni ordine e grado e di università statali e private (riconducibili sia alla gestione dei Dipendenti del Conto dello Stato sia al settore Istruzione della gestione Industria e servizi);
– rispetto alle attività produttive (classificazione delle attività economiche AtecoIstat 2007) coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…) registra il 65,0% delle denunce codificate; seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità
– Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 9,1%; dal noleggio e servizi di supporto (servizi di vigilanza, di pulizia, call center…) con il 4,4%; dal trasporto e magazzinaggio con il 3,8%; dal settore manifatturiero (tra le prime categorie coinvolte gli addetti alla lavorazione di prodotti alimentari, alla stampa, alla lavorazione di prodotti farmaceutici, di metalli, di macchinari e di pelli) con il 3,2%; dalle attività dei servizi di alloggio e ristorazione con il 2,5%; dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 2,3%; dalle altre attività di servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…) e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale), entrambe con l’1,9% Nei primi dieci mesi del 2021 si riscontrano alcune differenze nell’evoluzione dei contagi in vari settori produttivi rispetto al 2020. La sanità e assistenza sociale, ha mostrato, in termini assoluti, un numero di infortuni da Covid-19 in costante discesa, registrando nel mese di giugno il suo livello minimo (60 infortuni, erano più di 400 a giugno 2020), per poi risalire lievemente nei due mesi successivi e rallentare di nuovo a settembre e ottobre (benché i dati siano ancora provvisori). In termini di incidenza il settore ha avuto, a partire da febbraio 2021, riduzioni che, tuttavia, nell’ultimo quadrimestre mostrano segnali di ripresa, in particolare nel mese di ottobre. Altri comparti produttivi, come ad esempio il trasporto e magazzinaggio e il commercio, hanno registrato nel corso del 2021 incidenze di contagi professionali maggiori rispetto allo scorso anno;
– l’analisi per professione dell’infortunato evidenzia la categoria dei tecnici della salute come quella più coinvolta da contagi con il 37,4% delle denunce (in tre casi su quattro sono donne), l’82,6% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 18,1% (l’81,1% sono donne), i medici con l’8,5% (il 48,3% sono donne, il 34,3% sono medici internisti e generici), gli operatori socio-assistenziali con il 6,9% (l’85,3% donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,7% (72,7% donne). Il restante personale coinvolto riguarda, tra le prime categorie professionali, impiegati amministrativi (4,6%, di cui il 67,2% donne), addetti ai servizi di pulizia (2,3%, il 77,2% donne), conduttori di veicoli (1,3%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 92,2%), impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (1,0%, di cui donne il 48,9%), addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (0,9%, di cui donne il 27,1%). Anche rispetto alla professione dell’infortunato si osserva in generale un calo significativo delle denunce a partire da febbraio 2021, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie che, tuttavia, nell’ultimo quadrimestre mostrano segnali di ripresa, in particolare ad ottobre, benché provvisorio. Altre professioni, con il ritorno alle attività, hanno visto aumentare l’incidenza dei casi di contagio rispetto allo scorso anno, come ad esempio gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali o gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, gli insegnanti di scuola primaria o gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro, ad esclusione del mese di ottobre in cui si registra un calo.
Denunce di infortunio con esito mortale
Il monitoraggio alla data del 31 ottobre 2021, rileva:
– 782 denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale da Covid-19 pervenute all’Inail dall’inizio dell’epidemia, oltre un quarto del totale decessi denunciati da gennaio 2020 e una incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali da Covid-19 comunicati dall’ISS alla stessa data. Rispetto al monitoraggio del 30 settembre 2021 (762 casi), i decessi sono 20 in più, di cui 1 avvenuto ad ottobre; i restanti 19 casi sono riconducibili ai mesi precedenti, di questi 13 sono riferiti a decessi avvenuti nel 2021 e 6 nel 2020, il consolidamento dei dati permette di acquisire informazioni non disponibili nei monitoraggi e nei mesi passati. Rispetto ai primi dieci mesi del 2020, i casi mortali denunciati tra gennaio e ottobre di quest’anno – benché non consolidati – sono in calo del 42,2%; l’anno 2020, con 559 decessi da Covid-19, raccoglie il 71,5% di tutti i casi mortali da contagio pervenuti fino al 31 ottobre di quest’anno, con aprile (195 deceduti) il mese col maggior numero di eventi, seguito da marzo con 140 casi;
– il 2021, con 223 decessi da Covid-19 nei primi dieci mesi, pesa al momento per il 28,5% sul totale dei casi mortali da contagio pervenuti da inizio pandemia, con aprile il mese col maggior numero di eventi (51 casi);
– in generale, se nell’anno 2020 l’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutti i casi mortali denunciati è stata di circa una denuncia ogni tre, nei primi dieci mesi del 2021 si è scesi a circa una su cinque;
– l’83,2% dei decessi ha interessato gli uomini, il 16,8% le donne (al contrario di quanto osservato sul complesso delle denunce in cui si rileva una percentuale superiore per le donne);
– l’età media dei deceduti è 59 anni (57 per le donne, 59 per gli uomini), l’età mediana è di 59 anni (quella che ripartisce la platea – ordinata secondo l’età – in due gruppi ugualmente numerosi), 58 anni per le donne e 60 per gli uomini (82 anni quella calcolata dall’ISS per i deceduti nazionali);
– il dettaglio per classe di età mostra come il 71,8% del totale delle denunce riguardi la classe 50-64 anni. Seguono le fasce over 64 anni (18,5%), 35-49 anni (9,1%) e under 35 anni (0,6%) nella quale non si rilevano decessi femminili;
– gli italiani sono il 90,7% (otto su dieci sono uomini);
– gli stranieri sono il 9,3% (sette su dieci sono uomini); le comunità più colpite sono la peruviana (con il 16,4% dei decessi occorsi agli stranieri), l’albanese
(12,3%) e la rumena (8,2%);
– l’analisi territoriale, per luogo evento dei decessi, evidenzia una distribuzione del 36,3% nel Nord-Ovest (prima la Lombardia con il 24,8%), del 26,1% al Sud (Campania 13,2%), del 18,0% nel Centro (Lazio 10,7%), del 12,8% nel NordEst (Emilia Romagna 6,4%) e del 6,8% nelle Isole (Sicilia 5,8%). Le province che contano più decessi da inizio pandemia sono Napoli (con l’8,1%), Roma (7,7%), Milano (6,6%), Bergamo (6,4%), Brescia e Torino (4,0% ciascuna), Cremona (2,4%), Genova (2,3%), Bari, Caserta e Palermo (2,2% ciascuna), Parma (2,0%). Nel confronto con le denunce professionali da Covid-19 per ripartizione geografica, per i mortali si osserva una quota più elevata al Sud (26,1% contro il 12,9% riscontrato nelle denunce totali) e un’incidenza inferiore nel Nord-Est (12,8% rispetto al 24,6% delle denunce totali);
– dei 782 decessi da Covid-19, la stragrande maggioranza riguarda la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (88,1%), mentre il numero dei casi registrati nelle restanti gestioni assicurative, per Conto dello Stato (Amministrazioni centrali dello Stato, Scuole e Università statali), Navigazione e Agricoltura è di 93 unità;
– rispetto alle attività produttive (classificazione delle attività economiche AtecoIstat 2007) coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…) registra il 22,4% dei decessi codificati; seguito dal trasporto e magazzinaggio (12,9%) e dalle attività del manifatturiero (gli addetti alla lavorazione di prodotti alimentari, di metalli, di macchinari e gli addetti alla stampa tra i primi contagiati) con l’11,8%; dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con il 10,4%; dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 9,9%; dalle costruzioni con il 6,8%; dalle attività inerenti i noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (servizi di vigilanza, attività di pulizia, fornitura di personale, call center…) con il 4,5%; dai servizi di alloggio e ristorazione e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (dei consulenti del lavoro, della logistica aziendale, di direzione aziendale) con il 3,8% ciascuna; dalle altre attività dei servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…) con il 3,4%; dalle attività finanziarie e assicurative con il 2,7%; dalle attività di fornitura
acqua, reti fognarie e gestione rifiuti con il 2,5%;
– l’analisi per professione dell’infortunato evidenzia come un quarto dei decessi (25,7%) riguardi il personale sanitario e socio-assistenziale, tra cui i tecnici della salute con il 9,6% dei casi codificati (66,7% infermieri, il 38,7% donne) e i medici con il 5,0% (il 5,1% donne, uno su cinque è un medico generico). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 3,7% (il 55,2% sono donne), il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliari, portantini, barellieri, tra questi il 42,3% sono donne) con il 3,3%, gli operatori socio-assistenziali con il 2,6% (il 65,0% sono donne) e gli specialisti nelle scienze della vita (tossicologi e farmacologi) con l’1,5%. Le restanti categorie professionali coinvolte riguardano gli impiegati amministrativi con il 10,0% (poco meno di nove su dieci sono uomini); gli addetti all’autotrasporto con il 7,8% (tutti uomini); gli addetti alle vendite con il 2,9%; gli addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia con il 2,7%; il personale non qualificato nei servizi di pulizia di uffici, alberghi, navi, ristoranti, aree pubbliche e veicoli, gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione e gli specialisti delle scienze gestionali, commerciali e bancarie con il 2,3% ciascuno; il personale non qualificato addetto allo spostamento e alla consegna merci con l’1,9%; i meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili e i direttori e dirigenti amministrativi e sanitari con l’1,8%; gli artigiani ed operai specializzati addetti alle costruzioni e al mantenimento di strutture edili, i professori di scuola primaria e secondaria tutti con l’1,7%; gli artigiani ed operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni e gli specialisti nelle scienze della vita con l’1,5% ciascuno; i tecnici in campo ingegneristico e gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali tutti con l’1,4%.
Di seguito la scheda al completo rilasciata dall’INAIL.