Non arrivano buone notizie per le vendite di abbigliamento, calzature e accessori, secondo un’indagine di Federazione Moda Italia sui saldi invernali.
Da quanto emerge, a gennaio il dato delle vendite scende in picchiata rispetto a gennaio 2020 a -41,1% in media. Quasi il 90% dei negozi (88,9%) ha infatti dichiarato di aver subito un calo delle vendite rispetto allo stesso periodo del 2020. Il 7,7% ha registrato una stabilità nelle vendite e poco più del 3% (3,4%) un incremento.
Sembra ovvio che a penalizzare queste categorie di esercizi sono stati diversi fattori che hanno letteralmente “tartassato” a gennaio il settore moda. A cominciare dai 5 giorni di chiusura obbligata agli inizi di gennaio dal 1 al 6 gennaio, a eccezione del 4, di tutte le attività della moda, con eccezione, in via veramente residuale, di poche attività relative alla vendita di prodotti di prima necessità (negozi di intimo; abbigliamento bimbo e calzature bimbo), articoli per la pratica dello sport ed inoltre, degli esercizi commerciali presenti all’interno dei centri commerciali anche nei giorni prefestivi e festivi.
A gennaio, in pieno periodo di saldi, sono aumentate le vendite di tute, pigiami, intimo e pantofole mentre, in sofferenza risultano cravatte, abiti da uomo e valige. L’indagine infatti evidenzia tra i prodotti più venduti: la maglieria con praticamente metà degli italiani (51,3%), giubbotti, cappotti e piumini (39,3%); pantaloni (32,1%); scarpe donna (19,7%); abiti donna (16,2%); tute (15,8%) scarpe uomo (13,7%) accessori (12,8%) intimo (12,8%).