Recentemente il panorama lavorativo italiano ha visto sempre più pensionati scegliere di continuare a lavorare anche dopo aver lasciato ufficialmente il lavoro. Questo fenomeno si inserisce in un contesto europeo e nazionale caratterizzato da un invecchiamento demografico sempre più accentuato.

Secondo un’indagine Eurostat, circa il 13% dei pensionati nell’Unione Europea continua a lavorare anche solo part-time nei sei mesi successivi al pensionamento. In valori assoluti, si tratta di circa 1 lavoratore su 8 che, nonostante abbia raggiunto l’età pensionabile, sceglie di rimanere attivo nel mondo del lavoro. Le motivazioni di questa scelta sono varie: il desiderio di sentirsi produttivi (36,3%) e le necessità economiche (28,6%) rappresentano le principali ragioni.

In Italia, questa tendenza si conferma, seppur con alcune differenze rispetto alla media europea. Secondo approfondimenti recenti, circa il 9,4% dei neo-pensionati italiani mantiene un’attività lavorativa, rispetto al 13% registrato nell’UE. Sebbene la percentuale italiana sia inferiore, essa evidenzia comunque un fenomeno di notevole rilevanza, sostenuto anche da riforme in corso che facilitano il cumulo tra pensione e lavoro.

Il contesto demografico dell’Italia rende ancora più urgente questa riflessione. Al 1° gennaio 2024, la quota di over-60 in Italia supera il 31%, con un’età mediana della popolazione che si attesta a 44,7 anni. L’old-age dependency ratio, ovvero il rapporto tra persone in età pensionabile e la popolazione in età attiva, ha raggiunto il 37,8%, ben oltre la media europea del 33,4%. Questo significa che ci sono più anziani rispetto ai giovani e agli adulti in età lavorativa, mettendo sotto pressione i sistemi di welfare e previdenziali.

Nonostante ciò, il tasso di occupazione tra i 55 e 64 anni si attesta intorno al 59%, un dato vicino alla media europea, anche se ancora inferiore rispetto ai paesi nordici più virtuosi in termini di occupazione degli anziani. Questa situazione sottolinea come il mercato del lavoro italiano stia lentamente adattandosi alle nuove esigenze di una popolazione che invecchia, grazie anche alle riforme che facilitano il lavoro dei pensionati e la loro partecipazione attiva.

Il prolungamento dell’attività lavorativa dopo il pensionamento rappresenta un fenomeno con molteplici implicazioni positive. Da un lato, permette di contrastare gli effetti dell’invecchiamento demografico, contribuendo alla sostenibilità dei sistemi previdenziali. Dall’altro, valorizza l’esperienza e le competenze dei senior, che possono continuare a contribuire al tessuto economico e sociale del Paese.

 

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